PTSD

Tra le grandi conquiste della psicologia moderna bisogna certamente annoverare la scoperta del cosiddetto ‘disturbo da stress post-traumatico’ (PTSD).

Si parla di scoperta perché prima del ritorno dei soldati traumatizzati dalla guerra del Vietnam, questo disturbo era misconosciuto. Peraltro ha impiegato parecchio tempo prima di entrare ufficialmente nelle varie edizioni del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM).

I vari disagi ingenerati dal PTSD erano semplicemente rubricati sotto altre voci come quelle assai ampie dei disturbi della personalità o della regolazione dell’umore. Oggi la situazione si è capovolta.  Sul PTSD sono stati scritti saggi di grande successo come il best seller Il corpo accusa il colpo di Bessel Van Der Kolk in cui si parla di ‘epidemia nascosta’ in quanto sembra che pochi di noi possano affermare di non essere mai stati traumatizzati nel corso della loro vita.  Soprattutto sono stati inaugurati molti proficui filoni di ricerca più o meno direttamente legati a questa patologia. Ma l’aspetto più sorprendente è il numero e la qualità dei diversi approcci terapeutici oggi a disposizione, dalla terapia sensori-motoria e quella dei sistemi familiari interni, dall’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) alla terapia psicomotoria o al neurofeedback (e ancora…)

Tra l’altro, siccome il quadro sintomatologico del PTSD si accompagna spesso ad altre patologie, queste strategie di cura risultano utili anche nel trattamento di queste ultime.

La Fondazione Carlo Molo onlus è molto attiva in questo campo e tra l’altro finanzia un dottorato di ricerca , seguito dal Prof. Fabio Veglia del Dip.to di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino, sull’uso del neurofeedback per la rimodulazione delle onde cerebrali infra-lente nei casi di PTSD.

RIFERIMENTI

Dott.ssa Di Fini
Dipartimento di Psicologia, Università degli Studi – Torino