Si pensi che l’una o l’altra di queste malattie (Alzheimer, demenza da corpi di Lewy, demenza di Creutzfield-Jacob, demenza frontotemporale, demenza vascolare, paralisi sopranucleare progressiva, eccetera) finisce per interessare dall’1% al 5% della popolazione sopra i 65 anni, con una progressione che raddoppia ogni quattro anni, per cui intorno agli 80 anni si va dal 30% a salire.

La buona notizia è che si fanno costantemente nuove scoperte in relazione a queste patologie; nel 2014, per esempio, John O’ Keefe e i coniugi Moser hanno vinto il premio Nobel per la loro indagine sul cosiddetto GPS neuronale: un complesso sistema di orientamento spaziale localizzato nell’ippocampo posteriore e nella corteccia entorinale, che sembra andare compromesso nei malati di Alzheimer. Essi manifestano per l’appunto, una forte tendenza al disorientamento. In relazione a questa scoperta si è aperto un nuovo promettente filone di ricerca e molti altri se ne aprono continuamente. La notizia meno buona è che vuoi per la natura fortemente sistemica di queste malattie, vuoi per le difficoltà diagnostiche in presenza di quadri clinici molto articolati, vuoi per l’interazione con altre patologie tipiche dell’invecchiamento, l’intervento terapeutico è spesso disagevole.

Di fatto la stessa attività della Fondazione Carlo Molo onlus e delle istituzioni ad essa collegati è volta da un lato al concreto miglioramento della qualità della vita di questi pazienti e dei loro familiari, e dall’altro a contribuire con ogni mezzo a disposizione alla ricerca scientifica impegnata nella definizione di nuovi percorsi terapeutici.